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ASHERAH DIMENTICATA

Dalla storia dell’ entità ASHERAH

Acrilico su tela 50*70 – 2021

Descrizione
D come dea, D come donna: il dualismo della divinità femminile è come un fiume sotterraneo che scorre sotto la crosta delle convenzioni umane, delle dimenticanze volute, delle omissioni palesi. Scorre, nonostante tutto quello che, nel corso dei secoli, è stato fatto da uomini di potere per cancellarne la realtà. Tra i tanti nomi femminili della divinità metto al primo posto Asherah, un nome di sette lettere che racchiude un intero alfabeto di conoscenza suprema. Era conosciuta anche come la Grande Madre della mitologia semitica, generalmente considerata del tutto coincidente con la dea ugaritica Athirat. Era anche nota come Ishtar e Astarte. Era una divinità molto potente e celebrata in molte culture, dai Fenici ai Babilonesi, e le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Le sue tracce si possono trovare in testi ugaritici risalenti a un periodo precedente al 1200 a.C., testi che la chiamano con il suo nome completo: “Colei che cammina sul mare”. Nella Bibbia, nel libro di Geremia, ci sono molte citazioni di una “Regina del cielo” che potrebbe essere Asherah ma che le varie traduzioni (e cancellazioni) hanno occultato.
La adoravano sotto ogni albero verde, secondo la Bibbia ebraica (ciò che i cristiani chiamano l’Antico Testamento). La Bibbia ci dice anche che la sua immagine si trovata per secoli nel tempio di Salomone, dove le donne tessevano le tende per Lei. Nel tempio e nel bosco, la sua immagine apparentemente era di legno.
La documentazione archeologica suggerisce che Asherah fosse la dea madre di Israele, la moglie di Dio, secondo William Dever, che ha portato alla luce molti indizi sulla sua identità. Era adorata, apparentemente per tutto il tempo in cui Israele si ergeva come nazione. L’immagine di Asherah ci è stata persa non per caso, ma per azione deliberata dei monoteisti fondamentalisti. Prima le sue immagini sono state abbattute, poi le sue storie sono state riscritte, poi il suo nome è stato dimenticato. In effetti, il suo nome compare 40 volte nelle traduzioni moderne della Bibbia, ma non nella prima traduzione inglese, la Bibbia di Re Giacomo. Dal momento che nessuno sapeva chi fosse Asherah nel XVII secolo quando fu creata la versione di Re Giacomo (KJV), il suo nome fu tradotto come boschetto di alberi o alberi o immagini nei boschetti, senza capire che quegli alberi e boschetti rappresentavano un dea madre.
Secondo la scrittrice e ricercatrice inglese Lyn Picknett, Salomone non era assolutamente monoteista e nel suo Tempio molte erano le statue dedicate ad Asherah, tante quante quelle dedicate a Yahweh e la Dea suprema aveva la stessa dignità e lo stesso potere di Dio. Erano esattamente uguali. A causa della furia iconoclasta del re Asa e poi di re Hezekiah (727-698 a.C.) le statue di Asherah scomparvero dal Tempio. La distruzione delle statue di Asherah nel Tempio di Salomone cancellò una buona parte del suo ricordo ma il culto della Dea madre non finì, ma si rigenerò in mille rivoli che toccarono varie figure mitiche femminili e si riversò in tutti i continenti sotto varie forme e credenze.
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