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ETERNO FEMMINEO

Opera ispirata alla personalità della scrittrice messicana Rosario Castellanos

Acrilico su tela 50*70 – 2021

Descrizione
Quest’opera è dedicata alla personalità di
Rosario Castellanos . Ella non sembrava una donna del suo tempo. Da studentessa universitaria introversa diventa presto una delle principali protagoniste della letteratura messicana che, con la sua scrittura, combatte una società molto maschilista. Tuttavia la sua tumultuosa storia d’amore con Ricardo Guerra mostra un lato fragile e contraddittorio della sua personalità. Sarà all’apice della sua carriera e nel momento migliore della sua relazione che Rosario darà il via a un dibattito che segnerà una svolta decisiva nella sua vita.Rosario Castellanos è un simbolo altamente riconosciuto della letteratura messicana; oltre alla sua eredità letteraria, è ricordata come una delle figure più importanti del femminismo latinoamericano. Rosario Castellanos scriveva instancabilmente su se stessa: come se cercasse di cogliere, in una fitta rete di parole, ciò che alla fine è così paradossalmente sfuggente – il sé. Lo ha fatto attraverso i suoi racconti, poesie, opere teatrali e saggi. Lo fece con generosità e saggezza, consapevole che non si trattava solo di lei, ma anche di tutti gli altri. Morì il 7 agosto 1974 a Tel Aviv, a causa di un presunto incidente elettrico, per il quale si è sospettato che in realtà si trattasse di un suicidio.

Dal Catalogo

VIRTUAL ART EXHIBITION – BACK TO THE ROOTS di Elisabetta La Rosa
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RosaKa Eterno femmineo
Tecnica: Acrilico e pasta su tela
50 x 70 cm
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Intenso è il dialogo profondo fra la matrice narrativa e l’assetto pittorico, che si anima nell’essenza dell’opera Eterno femmineo di Rosa Cacace.
L’artista da vita ad una serie di opere che richiamano il filone narrativo, instaurando in dialogo senza tempo.
In questo caso si ispira all’operato della poetessa messicana Rosario Castellanos, sappiamo infatti che il suo lavoro ha influenzato il pensiero femminista messicano e i relativi studi culturali. Ha inoltre aperto alle donne le porte della letteratura messicana.
L’artista Cacace la omaggia mediante la raffigurazione del corpo femminile, conferendo così centralità alla donna, animata dal voler mostrare una donna per la sua interezza, sottolineandone le forme e l’eleganza nei moti dell’animo.
La raffigurazione si anima mediante le simbologie racchiuse negli oggetti in basso, elementi che richiamano la narrativa ma anche l’essenza della donna.
Tecnicamente notiamo una commistione fra essenza pittorica e materica, emerge infatti la capacità dell’artista di padroneggiare la tecnica materica, sapendola fondere alla tridimensionalità della lavorazione pittorica.
Forme e colori accesi racchiudono il sapere narrativo che permea gli studi pittorica dell’artista Rosa Cacace.
ESSERE DA UN FIUME SENZA PESCI
Essendo un fiume senza pesci, questo è stato.
E ricoperto di schiuma e ghiaccio.
Annegato e spezzato porto tutto il cielo
e l’albero mi dà gravemente ferito.
Su due sponde del dolore aggiogato il
mio flusso va a un mare di dolore.
L’airone del suo estuario è alto in volo
e addio e un breve sole sbiadito.
Per morire senza canto, cieco, avanza
morso dal vuoto e dal desiderio.
Sì, ma a volte profondo e calmo
si ferma sotto un’ombra pura.
Si ferma e riceve la bellezza
con un leggero fremito di meraviglia.
Rosario Castellanos
Destino
Uccidiamo quel che amiamo. Il resto
non è stato vivo mai.
Nessuno è cosi vicino. Nessun altro è ferito
da un oblio, da un’essenza, a volte da meno.
Uccidiamo quel che amiamo.
Finisca ormai questa asfissia
di respirare con un polmone altrui!
L’aria non basta
per entrambi. E non basta la terra
per i corpi uniti
e la razione della speranza è poca
e il dolore non si può spartire.
È l’uomo un animale di solitudini,
cervo con una freccia nel fianco
che fugge e perde sangue.
Ah, ma l’odio, la sua fissità insonne
dalle pupille di vetro; il suo modo d’essere
che al tempo stesso è riposo e minaccia.
Il cervo va a bere e nell’acqua appare
il riflesso di una tigre.
Beve il cervo l’acqua e l’immagine. Diventa
—prima che lo divorino— (complice, affascinato)
uguale al suo nemico.
Diamo la vita solo a quel che odiamo.
Rosario Castellanos
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