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Ching Shih regina dei mari

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“Ching Shih regina dei mari”- acrilico su tela 80*40-2023-
L’Opera è ispirata al personaggio di Ching Shih.

Nata nel 1775 nella provincia cinese di Canton, Ching Shih visse i suoi primi anni rubando e ingannando e facendosi chiamare Shih Yang o Cheng I Sao, fino a quando entrò a far parte del gruppo di prostitute di un bordello galleggiante. Gli storici cinesi affermano che Ching Shih era più alta delle donne del suo tempo e che la sua bellezza risaltava tra le altre. Era così bella che il capitano purata Zheng Yi, che aveva sequestrato diverse prostitute del bordello, la scelse per farla diventare la sua sposa.Nei sei anni che seguirono il matrimonio di Zeng Yi e di Ching Shih, la flotta passò dall’essere formata da duecento navi a diventare un autentico esercito di millecinquecento imbarcazioni. La coppia aveva messo a punto un piano perfetto che consisteva nell’unire tutti i pirati della zona in una specie di federazione, eliminando la concorrenza e ottimizzando i benefici. Era un esercito che non aveva rivali.

Ma nel 1807 Zheng Yi trovò la morte ai 42 anni d’età, secondo le fonti perse la vita in un naufragio provocato da uno tsunami mentre navigava al largo della costa del Vietnam.Ching Shih era cosciente del fatto che, nonostante fosse la moglie di uno dei pirati più conosciuti e temuti dei mari della Cina, la sua condizione di donna la rendeva più vulnerabile. Per risolvere quel problema la prima cosa che fece fu sposare Chang Pao, il figlio adottivo del suo defunto marito, e, per sedare gli animi del suo equipaggio, lo nominò capo diretto delle truppe. La scelta di Ching Shih si rivelò azzeccata: la flotta crebbe fino a diventare un mostro marino i cui tentacoli abbracciavano la Corea e arrivavano a lambire le coste della Malesia. Nessuna nave issava le vele senza che l’esercito di Madame Ching, com’era nota la piratessa, lo sapesse. Al culmine del suo potere, Ching Shih arrivò a contare su oltre settantamila uomini e circa duemila imbarcazioni divise in sei flotte, tutte governate da rigide norme di condotta. Colui che avesse osato disobbedire sarebbe andato incontro a sanzioni durissime, molte delle quali portavano inevitabilmente alla morte.

In preda alla disperazione, i comandanti imperiali chiesero aiuto alle armate inglesi e portoghesi affinché si unissero a loro nella lotta contro quell’esercito invincibile. Nei due anni successivi, battaglia dopo battaglia l’armata di Madame Ching continuò ad umiliare la coalizione creata con l’unico proposito di distruggerla. Non vedendo altra via d’uscita, l’Impero decise allora di offrire un’amnistia a Ching Shih perché questa abbandonasse la pirateria.In un primo momento la donna rifiutò l’offerta. Ma un giorno del 1810 si presentò senza avvisare presso la sede del governo generale di Canton per discutere i termini dell’indulto. Per colei che credeva che i disertori dovessero essere puniti con la morte, esisteva solo un modo di ritirarsi con onore: doveva farlo insieme a tutta la sua flotta. Ching Shih non si presentò di persona davanti all’imperatore per firmare il suo indulto, ma per accordare quello del suo esercito al completo. In questo modo Ching Shih, la piratessa che non fu mai sconfitta, salvò sé stessa e tutti coloro che avevano lottato al suo fianco.

Dopo aver abbandonato la vita di saccheggi e arrembaggi, scelse di vivere a Canton, dove aprì un bordello e una casa di scommesse. Morì placidamente a 69 anni, avvolta quasi sicuramente da una narcotica nube d’oppio, ricordando gli anni in cui era stata il terrore dei mari della Cina.

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